Le rivelazioni di Google e la corsa all'energia dei giganti tech sollevano questioni urgenti per il nostro futuro
AI, oh my!
July 16, 2024
5 Min Read
I centri per l'elaborazione dei dati, più comunemente noti come Data Center, sono i luoghi fisici in cui vengono salvati e gestiti i dati che ci permettono di svolgere tutte le nostre attività digitali.
Ad esempio l’articolo che stai leggendo è supportato da un supercomputer così come i social media e gli strumenti di Intelligenza Artificiale.
Quest’ultimi sono certamente i protagonisti della nuova rivoluzione industriale ma a riguardo è stato recentemente scoperchiato un vaso di Pandora:
Google nel suo rapporto annuale sull'ambiente ha rivelato che negli ultimi cinque anni le sue emissioni di gas serra sono aumentate del 48%.
La causa sarebbe da attribuirsi proprio ai Data Center e all’enorme dispendio di energia necessario per l'addestramento e il funzionamento delle IA.
Per garantire il loro funzionamento sono necessarie enormi quantità di acqua a supporto dei sistemi di raffreddamento ed una ancora maggiore quantità di energia elettrica per mantenere operativi questi sistemi 24 ore su 24 in tutto il mondo.
Google ha deciso di autodenunciarsi ma si tratta di un problema che riguarda tutte le grandi aziende tecnologiche poiché ciascuna di esse sta sviluppando i propri modelli di IA in una continua lotta per il dominio del mercato.
La domanda che sorge spontanea è: "La corsa all'intelligenza artificiale è sostenibile?"
Ulteriore complessità viene aggiunta dal fatto che parliamo di una tecnologia che è ancora all’inizio del suo sviluppo e che si sta evolvendo e crescendo molto velocemente diventando man mano sempre più energivora.
Questo significa che il cambiamento di rotta rispetto agli obiettivi dichiarati di net-zero e neutralità carbonica per le aziende tecnologiche è destinato a protrarsi negli anni o addirittura amplificarsi.
Una strategia che questi giganti tech hanno trovato per soddisfare questa crescente richiesta energetica è l’utilizzo di fonti rinnovabili che siano a basso costo e a basso impatto ambientale.
Tuttavia le riserve di energia sostenibile sono al momento scarse a causa dei non ancora sufficienti investimenti nelle infrastrutture.
La corsa alle rinnovabili da parte di Apple, Microsoft, Google e Meta potrebbe portare a un effetto opposto a quello desiderato:
Se queste dovessero essere acquistate in massa dalle aziende informatiche senza che si investa nella creazione di nuove risorse, altre aziende continueranno a sfruttare energie non rinnovabili compromettendo gli sforzi globali per ridurre le emissioni di carbonio.
Il distacco tra le grandi aziende tech e le realtà più piccole potrà impattare in tutti gli ambiti della sostenibilità, specie se consideriamo tutto lo spettro coperto dall’acronimo ESG (Environment, Social and Governance).
Dal punto di vista sociale ed economico queste grandissime realtà americane hanno già accesso a risorse finanziarie enormi che permetteranno loro di investire massicciamente in infrastrutture, ricerca e sviluppo e accesso ai talenti.
Questo crea un incredibile vantaggio competitivo ma anche un’enorme responsabilità e potere in termini di privacy, cybersecurity, riqualificazione dei processi lavorativi, gestione dei bias e delle discriminazioni all’interno dei modelli di apprendimento delle IA.
Tutto questo sarà nelle mani di poche aziende creando (con tutti i rischi del caso) un simil-monopolio su scala globale.
Potremmo assistere a un aumento delle disuguaglianze economiche tra le piccole e le grandi imprese nonché tra le diverse regioni geografiche.
Un paese come l’Italia, il cui tessuto economico è composto al 99% da PMI, rischia di diventare vittima del lock-in ovvero di perseguire una dipendenza eccessiva dalle piattaforme di IA e dai servizi Cloud dei giganti tech aumentando i rischi legati alle politiche dei fornitori.
Ancora peggiore sarebbe l’autosabotaggio, ovvero l’utilizzo dell’IA come strumento fine a se stesso bruciando investimenti senza una vera visione strategica.
L’illusione di star portando innovazione è spesso driver del classico atteggiamento “se lo fanno tutti allora dovremmo farlo anche noi.”
A complicare ulteriormente gli aspetti di governance aziendale infine ci potranno essere sempre più stringenti aggiornamenti a normative e regolamenti dell'UE in materia tecnologica.
Queste riflessioni e previsioni catastrofiste non provengono da chi vorrebbe fermare la ricerca sull’intelligenza artificiale.
Al contrario il potenziale di questa tecnologia è troppo significativo per essere ignorato o rimandato ulteriormente.
Tuttavia dobbiamo essere in grado di sfruttarla a dovere utilizzando ad esempio la sua potenza di calcolo per trovare nuove soluzioni ai problemi climatici e sociali.
L’idea dietro questo articolo piuttosto è di aprire un dibattito:
La prima opzione tende a favorire le grandi corporation, accelerando la ricerca sull'IA ma con evidenti impatti negativi a breve termine.
L’alternativa richiede un maggiore sforzo da parte della comunità internazionale con una spesa più oculata nelle infrastrutture, partnership globali con paesi sottosviluppati per non lasciare indietro nessuno e investimenti nella formazione dei nostri talenti.
Queste due vie rappresentano scelte cruciali per il futuro: da un lato un progresso rapido nella speranza che l’innovazione ci guidi verso un mondo sostenibile; dall’altro un approccio che abbraccia la sostenibilità fin dall’inizio ma che richiede cooperazione globale e strategia a lungo termine.